Un nuovo “Patto per Catania”: per affrontare la ripresa, superare l’emergenza socioeconomica dopo la pandemia, sostenere la coesione sociale, salvaguardare e sviluppare il lavoro, dare occasioni di “futuro” ai nostri giovani. È la proposta avanzata dalla Cisl di Catania a forze politiche, parti sociali e associazioni imprenditoriali catanesi in occasione del Comitato esecutivo provinciale del sindacato, riunitosi per analizzare la delicata situazione del territorio etneo, in vista delle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Alla presenza in video del segretario generale della Cisl siciliana Sebastiano Cappuccio, Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese ha affrontato, uno dopo l’altro, insieme alle segreterie delle federazioni di categoria, i temi della proposta: lo sviluppo infrastrutturale di Catania e del suo Porto, i progetti da inserire nel PNRR, i servizi del sistema socio-assistenziale, la sanità di prossimità.
Per Attanasio «è ora di dire basta al preoccupante silenzio di Palazzo degli Elefanti sui tanti problemi di Catania». «La città – aggiunge – ha bisogno che riprenda il confronto concreto e aperto tra Comune e parti sociali. E ne ha bisogno tutto il territorio metropolitano. Un confronto che reclamiamo sulla scorta di una responsabilità che, assieme agli altri, la Cisl si è assunta come soggetto attivo nell’accompagnare e seguire Catania nella fase delicata delle emergenze dalla quale ancora non siamo usciti. Il Sindaco ha il dovere di confrontarsi in modo franco e aperto, senza alcun pregiudizio e preventivamente (altrimenti è semplice notifica), sui tutti i temi che investono il presente e il futuro di Catania, delle sue partecipate, delle politiche che “investono” il lavoro, i servizi e i cittadini».
Il primo punto è la “mantellata” ovvero la messa in sicurezza del Porto, un progetto che mette in gioco occupazione, sviluppo e futuro. Non solo per Catania. «Un intervento inserito già nel Patto per Catania di renziana memoria – ricorda Attanasio – e sulla cui compartecipazione del Comune da anni invochiamo chiarezza».
«Ora che il progetto esecutivo è stato sottoposto a un’importante fase di verifica frutto dell’intesa tra Autorità portuale Università di Catania – aggiunge – sarebbe importante conoscere come realmente saranno impegnate le somme risparmiate, qualsiasi sia la loro consistenza? Sappiamo solo che le somme originarie imputate (non sapremo mai se congrue) sono state sempre più dimezzate nel tempo, fino a diventare residue: solo 5 milioni».
«Se da una parte formuliamo pubblico apprezzamento sulla “condivisione e co-progettazione ” del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) non possiamo sottacere, invece, come Comune e Città Metropolitana – aggiunge il segretario della Cisl catanese – “tacciono” su tutto il resto che riguarda Catania, le infrastrutture del suo territorio, su come affrontare l’inquinamento del litorale della Playa, i servizi sociali, su quali siano i progetti che dovrebbero trovare risorse vitali nel PNRR, e tanto altro. Vorremmo sapere, ad esempio, quali sono le scelte strategiche per lo sviluppo di Catania e se ci sono progetti pensati per poter usufruire del PNRR. Sarebbe altrettanto importante, su questo e sulla questione lavoro in generale, sentire anche le associazioni imprenditoriali, Confindustria in primis, anche in vista della scadenza del blocco dei licenziamenti su cui noi ci stiamo battendo perché venga rinviata la data».
Anche sul lato del sistema socio-assistenziale attendiamo notizie dall’assessorato alle Politiche sociali, che sembra si sia chiuso ad ogni forma di interlocuzione. Ci sono ingenti somme da investire e non occorre sprecarle. Perciò, lo invitiamo a convocarci.
Infine, ma non per ultimo, c’è l’importante tema della sanità della provincia di Catania. In special modo dell’area calatina, sulla cui condizione la politica dell’ultimo decennio non può dirsi senza colpe, ivi compresa la malaccorta gestione di chi sapeva ma non ha fatto niente e oggi grida “al lupo, al lupo”. «Un tema che non può restare confinato alla sola sanità ospedaliera – evidenzia Attanasio – ma che va affrontato nella sua connotazione più ampia di sanità di prossimità.
Per questo, assieme a Cgil e Uil, abbiamo chiesto al Tavolo provinciale della Salute (che ricordiamo promana da un decreto assessoriale regionale) di convocare i direttori generali delle aziende ospedaliere e la direzione dell’Asp, per un confronto dove parlare di medicina del territorio e del trattamento del long-Covid; della cura delle patologie non-Covid; dell’integrazione delle dotazioni organiche falcidiate dai pensionamenti con l’assunzione di personale, medico e non medico, adeguata alle esigenze del territorio e dopo un’analisi del bisogno condivisa con le forze sociali.
Insomma, per Catania, come per la Sicilia è tempo di un nuovo patto sociale. Come ha sottolineato Cappuccio nelle sue conclusioni: «Da tempo chiediamo al governo regionale di confrontarsi sulla Pubblica Amministrazione, sulla sanità, sulla sicurezza, sulle infrastrutture, sul welfare, sulla coesione sociale e sulle politiche attive sul lavoro, sulla formazione e sulla ricerca, sulla scuola, sulle politiche ambientali, sull’agroalimentare, sul turismo, sull’industria e sui servizi. Le nostre proposte, andrebbero condivise e contenute in un patto di rilancio per la Regione, che sia sottoscritto da istituzioni, parti sociali e imprese. Questo patto sociale è indispensabile per riagganciare la Sicilia al resto del Paese, soprattutto alla luce delle risorse previste dal Pnrr, che rappresentano un’opportunità unica per la nostra terra.
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