Beni confiscati alla mafia: Caltagirone concorre col Pnrr per la masseria Bongiovanni e il vecchio mulino ad acqua.

La Giunta municipale ha approvato un progetto, redatto dall’Ufficio tecnico comunale, con cui candida il Comune di Caltagirone a beneficiare di un finanziamento di 2.430.000 euro nell’ambito della misura “Interventi per selezionare progetti di valorizzazione dei beni confiscati alla mafia” del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). .
Si punta a sistemare le vie d’accesso e gli edifici posti a servizio del sistema idraulico del vecchio mulino ad acqua della masseria Bongiovanni, in località Renelle – Bongiovanni, nell’area del bosco di Santo Pietro. Sono beni confiscati in applicazione della legge contro la criminalità organizzata a Sebastiano Rampulla, nato nel 1946 e morto nel 2010, e trasferiti al Comune dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc).
“L’obiettivo – dichiara il sindaco Fabio Roccuzzo – è riqualificare per intero la vecchia masseria e tutto il sistema idraulico a corredo dei mulini esistenti, affinché diventi un luogo polifunzionale per sensibilizzare le giovani generazioni alla lotta alla mafia e alla pratica concreta della legalità in tutte le sue accezioni, assolvendo così a un’importante funzione educativa e sociale attraverso processi di cittadinanza attiva che coinvolgano innanzitutto scuole e associazioni. Si tratta – conclude il sindaco – del primo progetto con il quale il Comune di Caltagirone partecipa ai bandi del Pnrr. Ad esso seguiranno gradualmente altri progetti e iniziative attraverso i quali intendiamo cogliere nel migliore dei modi le diverse opportunità connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per determinare ricadute positive per l’economia del nostro territorio”.
Parte della stessa area è già da un paio d’anni interessata all’attuazione di un primo progetto, da parte della Caritas diocesana (affidataria per 20 anni, da parte del Comune, della gestione dei beni), che riguarda terreni agricoli, per circa 32 ettari, con annessi fabbricati rurali. La Caritas contempla un investimento di 1.116.000 euro (fondi propri per 200mila, gli altri da acquisire attraverso finanziamenti pubblici e le entrate riconducibili alla ripresa dell’azienda agricola), finalizzati alla riattivazione dell’uliveto, del vigneto e del mandorleto, al recupero di alcuni fabbricati con la realizzazione di un palmento e l’avvio di varie attività sociali.

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