Altissimi, nobilissimi. Generosi di ombra e frutti, custodi di rigogliosi sottoboschi e di ecosistemi delicatissimi. In alcuni casi, come sull’Etna, maestosi patriarchi verdi con millenni di storia: un po’ leggenda, più spesso cronaca documentata da studi botanici già nel 1611 e in seguito diffusa in Europa da taccuini e acquerelli dei viaggiatori del Grand Tour.
Ai castagni e alla castanicoltura in Italia e in Sicilia è dedicata il *19 e 20 novembre a Milo (Ct)* la terza edizione della *Festa degli Alberi*, organizzata dall’associazione culturale Trucioli in occasione della Giornata nazionale degli alberi che si celebra ogni anno il 21 novembre. Si comincia sabato pomeriggio con un convegno multidisciplinare: interverranno botanici e selvicoltori degli atenei di Catania e Palermo, il Parco dell’Etna, fitopatologi e associazioni del settore castanicolo dal Trentino e dalla Calabria, i fiduciari Slow Food che coordinano la rete dei produttori su tutto il territorio nazionale e l’Onav, l’associazione degli assaggiatori del vino: diversi, infatti, i viticoltori che stanno sperimentando le botti in castagno, naturalmente ricche di tannino. Una tradizione che in Sicilia si era perduta e che, con il contributo degli enologi, si sta cercando di portare in auge anche nell’ottica di una produzione sostenibile e a km zero.
Proprio il castagno, tra l’altro, secondo studi raccolti dai due atenei e che saranno divulgati nel corso del convegno, fornisce il 65% della massa legnosa utilizzata in Sicilia e il 30% di quella destinata al legname da lavoro. Mentre l’Etna – che in questa zona riunisce i più grandi e antichi alberi monumentali della Sicilia – il Castagno dei Cento Cavalli e quello della Nave, l’Ilice di Carrino – si conferma un grande laboratorio della biodiversità: è qui che i ricercatori hanno individuato 43 genotipi di castagno (8 dei quali a Ragalna, 5 a Bronte e 4 a Viagrande).
Polo degli eventi sarà *l’Ecomuseo del Castagno* di Fornazzo, minuscola frazione montanara di Milo, dove peraltro sono in funzione ben sei segherie, legate a doppio filo alla coltura dei castagni i cui boschi sono “cedui”, soggetti cioè ad essere tagliati periodicamente (con cicli di 12, 14 o 24 anni), previa autorizzazione della Forestale e del Parco, dai i legnamai. Dopo il taglio dalla ceppaia ricrescono nuovi fusti (polloni).
“L’obiettivo – spiega *Lavinia Lo Faro*, presidente di Trucioli e attivista di cultura ambientale ed economia sostenibile – è quello di avviare un confronto aperto e costruttivo tra istituzioni del territorio, comunità scientifica e associazioni per espandere la rete dei castanicoltori, valorizzando questa risorsa naturale tipica dell’Etna. Senza contare che dai pali in vigna alle botti in cantina, il castagno potrebbe affiancare tutto il processo di produzione del vino dell’Etna, e non solo”.
*SABATO 19 NOVEMBRE. *Ricco di interventi il convegno di sabato 19 novembre che, moderato dal giornalista Turi Caggegi, sarà introdotto da Lo Faro, dai sindaci di Milo e Sant’Alfio, Alfio Cosentino e Giuseppe Nicotra, e da Enrico Catania, presidente dell’Ordine dei dottori Agronomi e Forestali (Odaf) di Catania. Interverranno: Carlo Caputo (Presidente Ente Parco dell’Etna); i botanici Pietro Minissale (UniCT) e Tommaso La Mantia (UniPa) che tracceranno la storia e il ruolo del castagno nell’ecosistema forestale siciliano; Giuseppe Campo e Sebastiano Vecchio (Osservatorio per le Malattie delle Piante, Acireale) che parleranno del progetto di lotta biologica al cinipide del castagno; dal Trentino arriverà Fulvio Viesi (Associazione Tutela Marroni di Castione, TN) per illustrare le possibili innovazioni della filiera; dalla Calabria Maria Antonietta Mascaro e Giuseppe Talarico – Comunità per la tutela e la valorizzazione dei castagneti del Reventino (CZ); la rete di Slow Food sarà presente con Riccardo Randello e Rosaria Olevano, che riferirà sui numeri della castanicoltura in Italia; infine tappa enologica con un focus sul vino novello e la macerazione carbonica, come antico metodo di vinificazione dei rossi: a parlarne sarà Danilo Trapanotto (Onav Catania). A seguire cena a tema autunnale a cura delle cuoche di comunità, ossia le mamme di Milo che cucineranno ricette della tradizione e alcuni piatti stagionali come i tortelli di zucca e le pappardelle con farina di castagne.
*DOMENICA 20 NOVEMBRE.* La domenica sarà ricca di attività all’aperto con le escursioni al Castagno dei 100 cavalli a Sant’Alfio dove saranno raccolti i frutti da interrare per il laboratorio per bambini. Quindi si proseguirà verso il castagno “La nave”. A fare da guida saranno i professori La Mantia e Minissale insieme con Viesi. Mentre all’Ecomuseo si parlerà dei funghi dei castagneti etnei con l’associazione micologica Bresadola. Nel pomeriggio, nel parco dell’Ecomuseo, i bambini pianteranno i “figli” del castagno secolare e un ulivo donato dall’associazione Rifiuti Zero Sicilia. Il pranzo sarà a cura delle cuoche di comunità.
La “Festa degli Alberi” organizzata dall’associazione culturale Trucioli è autofinanziata e ha il patrocinio dei Comuni di Milo e Sant’Alfio, del Parco dell’Etna, delle Università di Catania e Palermo, del Mipaaf (Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali); dell’Assessorato regionale dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea e dell’associazione micologica Bresadola di Catania.
*I Castagni in Sicilia, notizie*
Dai 250 metri delle Madonie e fino ai 1600 dell’Etna che a Sant’Alfio custodisce il patriarca verde più antico d’Europa, il monumentale e millenario Castagno dei cento cavalli che figura anche negli acquerelli dei viaggiatori del Grand Tour, come quello di Houel. E poi dagli Iblei ai Peloritani, sui Nebrodi fino alle isole minori, nei boschi delle verdi Lipari e Salina alle Eolie e più a sud a Pantelleria.
Con il suo altissimo fusto, i rami frondosi e generosi di ombra e frutti – le castagne ricche di carboidrati e proteine conosciute come “il pane dei poveri” sempre piu spesso utilizzate in cucina da celiaci e intolleranti al glutine – il castagno da secoli presidia con le sue verdi chiome i boschi della Sicilia, garantisce la biodiversità di flora e fauna e, sull’Etna, ha anche generato una piccola filiera di attività economiche legate al suo pregiato legname utilizzato per gli imponenti tetti di palmenti e abitazioni, scale e attrezzi da lavoro, “tine” per la caseificazione, pali per i filari di vite, tini per la fermentazione del mosto e botti per l’affinamento dei vini.