Levata di scudi a difesa dell’ospedale “Gravina e Santo Pietro” di Caltagirone, alle prese con la gravissima situazione determinata dall’ormai insostenibile carenza di medici, che ha pesanti ripercussioni sulla sopravvivenza di molti reparti, primi fra tutti quelli dell’emergenza.
A conclusione della seduta straordinaria e urgente di ieri sera, aperta alla partecipazione di deputati nazionali e regionali e dei sindaci del territorio, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno. “Negli anni – si sottolinea nel documento – si è determinata una sproporzione fra i livelli di copertura delle piante organiche delle aziende ospedaliere delle città metropolitane e quelle dei presidi ospedalieri del territorio e, in particolare, dell’ospedale di Caltagirone. Questa cronica, insostenibile insufficienza d’organico ha un impatto sulle aree di emergenza, pronto soccorso, anestesia e rianimazione, cardiologia-Utic, tanto grave che solo un intervento straordinario dell’attuale Governo regionale e della VI Commissione – Salute, Servizi sociali e sanitari – ha consentito di scongiurare temporaneamente la sospensione già deliberata delle attività dell’Utic e l’esclusione del nostro nosocomio e della popolazione servita dalla Rete cuore”. La richiesta pressante del Consiglio è, pertanto, quella di “un’equa distribuzione del personale fra i vari ospedali dell’Asp di Catania e della creazione, con altrettanta urgenza, dei dipartimenti interaziendali per la copertura delle piante organiche. L’assessorato regionale alla Salute si attivi nell’indire con priorità concorsi per l’assunzione, a tempo determinato o indeterminato, di medici e infermieri per i presidi ospedalieri, come quello di Caltagirone, che hanno una copertura della pianta organica inferiore al 70%”. L’Odg auspica inoltre “l’elaborazione con rigore, da parte dell’Asp etnea, di una programmazione che ne aggiorni e qualifichi il modello organizzativo e le linee strategiche in grado di valorizzare la funzione assolta dal ”. Infine, reclama, per l’immediato futuro, “una rimodulazione del piano sanitario regionale in direzione di un’equa distribuzione territoriale dell’erogazione dei servizi sanitari che favorisca i territori periferici, superando l’iniqua disparità di servizi tra i cittadini”.
I lavori, aperti dal presidente Francesco Incarbone, sono stati caratterizzati dagli interventi del sindaco Fabio Roccuzzo, dei consiglieri comunali Luca Distefano, Claudio Panarello, Aldo Grimaldi, Fabio Interlandi, Selenia Tutone, Sergio Gruttadauria, Marco Failla e Ivana La Pera, tutti d’accordo nell’evidenziare la necessità di soluzioni concrete non più rinviabili. Poi il grido di dolore del primario del Pronto soccorso, Nuccia Prumeri (anche in rappresentanza dell’Asp). Fronte comune dai parlamentari regionali Giovanni Burtone, Giuseppe Lombardo, Nuccio Di Paola (vicepresidente Ars) e Martina Ardizzone, presente pure il deputato nazionale Anthony Barbagallo. Piena unità d’intenti anche da parte dei sindaci (interventi di Giuseppe Mistretta di Mineo, Giuseppe Greco di Grammichele, Giovanni Ferro di Mirabella Imbaccari e Nunzio Vitale di Ramacca). Non escluso il ricorso ad azioni di protesta eclatanti se gli impegni assunti dalla Regione, prime fra tutte le “regole” per dare attuazione ai dipartimenti interaziendali, non si tradurranno al più presto in realtà.
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