CALTAGIRONE. “Scintille, 14 artiste in mostra” è il titolo della interessante collettiva proposta da “Scalamatrice 33” e curata da Giuseppe Cona con cui 14 donne si uniscono per raccontare, attraverso l’arte, tematiche sulle quali non bisogna mai distogliere l’attenzione. Ispirata al pluripremiato spettacolo teatrale della regista genovese Laura Sicignano, la mostra “Scintille” racconta il tragico evento accaduto il 25 marzo 1911 in una fabbrica di camicie di New York. Una storia che parla di morti “bianche” e giustizia negata che, dopo più di un secolo, è sempre attuale. “Scintille” punta i riflettori sul grande sacrificio delle operaie bruciate nel rogo del 1911 a New York, ma anche sulla lunga storia di riscatto ed emancipazione femminile. “Daniela Balsamo (Palermo), Ilde Barone (Modica), Maria Buemi (Catania), Tiziana Candido (Catania), Anna D’Amico (Catania), Giovanna Gennaro (Modica), Santina Grimaldi (Caltagirone), Grazia Inserillo (Isola delle Femmine), Tamara Marino (Vittoria), Stefania Orrù (Zafferana Etnea), Cetty Previtera (Zafferana Etnea), Lucia Ragusa (Catania), Filippa Santangelo (Buccheri) e Samantha Torrisi (Catania) sono le artiste che, attraverso le loro opere, propongono fino al prossimo 20 maggio una riflessione corale sulla condizione della donna.
Il vernissage si è tenuto venerdì 31 marzo, alle ore 18.30, nei locali della Corte Capitaniale. Tanti i visitatori che hanno apprezzato l’iniziativa culturale per il tema trattato. Ma “Scintille” è anche il recital omonimo, di e con Laura Sicignano, che è stato portato in scena la stessa sera, alle ore 20.30, al teatro Artanis, in via Principe Umberto, registrando consensi e applausi del pubblico presente che gremiva la sala. L’iniziativa ha registrato anche la presenza della poetessa Grazia Calanna, di Lea Nicita e dell’assessore comunale alla Cultura, Claudio Lo Monaco. L’evento culturale gode del patrocinio del Comune di Caltagirone.
Parole di soddisfazione arrivano da Giuseppe Cona, l’anima dell’iniziativa che ancora una volta – attraverso “Scalamatrice 33” – propone in città un momento dedicato all’arte quale occasione di riflessione… in questo caso su un argomenti sempre attuali che riguardano il mondo femminile e i grandi sacrifici a cui sono andate (e vanno) incontro le donne anche a costo della loro vita, come fu per il rogo di New York del 25 marzo 1911, riproposto dalla toccante performance di Laura Sicignano che venerdì sera, 31 marzo, si è esibita magistralmente sul palcoscenico del teatro Artanis di Caltagirone.
L’incendio della fabbrica Triangle, avvenuto a New York, il pomeriggio del 25 marzo 1911, iniziò all’ottavo piano della Shirtwaist Company e fu il più grave incidente industriale della storia di New York. Causò la morte di 146 persone (123 donne e 23 uomini). La maggioranza di essi erano giovani donne italiane o ebree dell’Europa orientale. Poiché la fabbrica occupava gli ultimi tre piani di un palazzo di dieci piani, 62 delle vittime morirono nel tentativo disperato di salvarsi lanciandosi dalle finestre dello stabile non essendoci altra via d’uscita. I proprietari della fabbrica, Max Blanck e Isaac Harris, che al momento dell’incendio si trovavano al decimo piano e che tenevano chiusi a chiave gli operai per paura che rubassero o facessero troppe pause, si misero in salvo e lasciarono morire le donne e gli uomini rimasti intrappolati. Il processo che seguì li assolse e l’assicurazione pagò loro 60.000 dollari per i danni subiti (corrispondenti a circa 400 dollari per ogni morto), il risarcimento alle famiglie fu di 75 dollari. Migliaia di persone presero parte ai funerali delle vittime. L’evento ebbe una forte eco sociale e politica, a seguito della quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e crebbero notevolmente le adesioni alla International Ladies’ Garment Workers’ Union, oggi uno dei più importanti sindacati degli Stati Uniti.
Lo spettacolo, che la Sicignano definisce con un ossimoro “Un monologo corale”, rievoca quella drammatica giornata dal punto di vista delle protagoniste, una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna. «Non una narrazione, ma una molteplicità di interpretazioni, dove il personaggio di una madre, Caterina, come una matrioska, contiene ed emana da sé gli altri personaggi, le figlie, e un coro di altre figure secondarie, ma non minori. Nessuno è minore in questa storia, scritta per restituire voce alle 146 operaie bruciate in 18 minuti. Bruciate come streghe ribelli, in una grandine di lucide scintille che si sono disperse nell’aria in cenere. La storia minore delle donne che hanno fatto la Grande Storia, ma sono state dimenticate. Perché? La domanda “perché” ritorna nello spettacolo, come un’accusa ad un destino che le protagoniste non riescono più a chiamare “Dio”. Che Dio è, quello che manda i suoi figli a morire?» Perciò “The Fire” brucia ancora nella coscienza civile e nella sensibilità di ognuno di noi, come denuncia Laura Sicignano: «Esiste l’elenco delle 146 vittime: tante italiane, tutte giovanissime. Spiccano alcuni nuclei familiari. Maltese Caterina, 39 anni, Italia; Maltese Lucia, 20 anni, Italia; Maltese Rosa, 14 anni, Italia. Chi erano queste donne? Cosa sognavano quando sono partite alla ricerca del sogno americano, della terra promessa? L’attrice protagonista maneggia con amore e semplice familiarità la storia e le forbici da cucito, scorre con delicatezza da un personaggio all’altro, da un polsino ad un colletto. La madre cuce in scena due camicie: le camicie delle sue figlie bruciate. Il prezzo pagato per la consapevolezza e l’emancipazione è il grande sacrificio delle operaie bruciate. Alla fine il testimone passa allo spettatore a cui l’attrice chiede di non dimenticare, con la dolcezza dolorosa di chi ha subito un torto, ma non può da sola trovare un risarcimento».